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Strage di via D’Amelio, nota dell’associazione antiracket di Mazara

La riflessione di Francesca Incandela

Un solo anno, tre date, tre destini, tre vite, tre morti: i nomi li conosciamo tutti, Giovanni, Paolo e Rita.
I primi due erano amici, quasi coetanei, svolgevano il medesimo lavoro e condividevano gli stessi fascicoli, animati dal senso del dovere e dall’idea che essere al servizio dello Stato significa anche e soprattutto essere disponibili a rinunciare ad affetti e familiari, sacrificare orari e tempo libero, faticare per studiare “ le carte”, per scoprire gli intrecci, il marcio della società ed assicurare alla Giustizia i malavitosi, i mafiosi, gli stragisti.
Da siciliani Giovanni e Paolo erano coscienti di quanto fosse sottile la linea tra ciò che è legale e ciò che non lo è; la contiguità e le complicità tra politici affaristi, imprenditori avidi e mafiosi in cerca di perenne consenso nel nostro territorio sono così persistenti ma anche ben celate che talvolta si cede ai dubbi, alle perplessità… perché Giovanni e Paolo non erano supereroi e non lo sono nemmeno da morti. Erano uomini consapevoli del compito che avevano scelto e dei rischi cui andavano incontro, sicuramente non avrebbero voluto coinvolgere anche altri quando il rischio si fosse presentato a chiedere il conto delle loro indagini e dei loro arresti.
Una società che ha “bisogno” di eroi è una società debole, malata, senza regole certe, una comunità che non è in grado di applicare le norme costitutive e neppure di rispettarle se anela ad eroi che vengano a liberarci dal “male”.
Anche Rita l’avrà pensato allorquando il suo di eroe era stato fatto a pezzi?
Eppure Rita, la morte la conosceva, aveva pianto sui cadaveri del padre e del fratello ed il suo primo impulso era stato quello di vendicare le loro carni straziate, all’inizio i suoi affetti erano “i buoni” da riabilitare mandando in galera “ i cattivi” che si erano accaniti.
Fu così che affidò le pagine del suo diario a Paolo, fu così che il suo destino si legò a quello del giudice, padre novello ed esempio fulgido di un mondo che Rita non conosceva: la Legge, la Giustizia, l’Antimafia. Quella vera, quella che non tradisce, non manipola, non si fa corrompere.
La mano e lo sguardo di Paolo consentiranno a Rita di ripudiare il passato, di intraprendere un nuovo cammino, brutalmente interrotto dal boato di un’esplosione in “ trattativa”… sei giorni di buio e poi Rita decide da che parte stare. Per sempre.
Il suo “volo” è un’ennesima sconfitta della società intera.

Oggi l’associazione antiracket di Mazara fa un’amara riflessione: se la Memoria è senza radici, se la Memoria non è stata in grado in questi anni di espandere la linfa della rettitudine, del senso del dovere, del rispetto delle leggi, della giustizia ( persino nelle aule del Tribunale, dice il personaggio di Felicia Impastato) dei valori etici… a che vale ricordare Giovanni, Paolo e Rita soltanto nei giorni tragici delle loro morti?

Francesca Incandela

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